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  • Giorno 14: Oban – Cairndow (Islay)

    Questa tappa sull’isola “tempio” dei cultori di whisky scozzese è stata in bilico fino all’ultimo, per la difficoltà di “incastrare” giorno, orari dei traghetti e percorso stradale. A posteriori, sarebbe stato davvero un peccato!

    Eppure l’avvio non è stato dei migliori: sveglia presto per poter arrivare in tempo al terminal del traghetto a Kennacraig (“solo” 56 miglia, ma di highlands!) e tanto per cambiare piove. Amen, parto lo stesso… ed essendo domenica mattina mi gusto in totale solitudine la strada che taglia tra boschi e mare, costellata dall’ormai consueta ma sempre spettacolare alternanza di loch e glenn… e, meraviglia, arrivato all’imbarco smette di piovere, e sul mare si vede qualche raggio di sole.

    Così, quando arrivo ad Islay, l’isola mi accoglie finalmente con un cielo azzurro che si riflette sul mare calmo, e strade asciutte, e semideserte, su cui posso finalmente far rombare i quattro cilindri della Versys… una gioia. L’isola per quanto piccola, vanta nientemeno che una decine delle distillerie più famose del mondo; avendo tempo solo per visitarne una, punto su quella più piccola ed eccentrica, e resa famosa dalla serie di libri della “scrittrice senza nome”: Bruichladdich.

    La visita è spettacolare, perché qui non ti fanno guardare le cose da “dietro il vetro” ma consentono di toccare, assaggiare, annusare tutta la produzione, compiuta ancora con le tecniche dell’epoca vittoriana. Il prodotto, poi, è straordinario, e per fortuna la scarsa capacità di carico della moto non mi consente di rovinarmi le finanze in bottiglie pregiate. Cioé… almeno non del tutto. πŸ™‚

    Mi resta pure qualche ora da passare in riva al mare, a gustare una carrot cake (come fanno a farla così buona?), scattare foto finalmente luminose e assaporare i ritmi lenti di un’isola che mi resterà nei ricordi soprattutto per i suoi profumi. Cereali tostati, torba, legno, salsedine e cose buone… un mix difficile da spiegare, eppure memorabile.

    Il rientro porta in hotel a Cairndow, località scelta quasi solo per la posizione vicina alle strade principali… e invece la sorpresa finale è proprio la locanda in riva al lago, meravigiosamente tipica. Da domani, ahime, si inizia il viaggio di rientro.

    Km: 233

    Finalmente il sole!
    Bruichladdich: il software gestionale…
    Vita sull’isola
    Steampunk
    FelicitΓ 

  • Giorno 13: Oban (Mull, Iona, Staffa… quasi)

    Oggi tour organizzato, quindi non mi devo preoccupare di nulla se non di arrivare in orario all’imbarco, che posso raggiungere a piedi dell’albergo.
    Il traghetto in breve porta sull’isola di Mull, che visitiamo in pullman. Il mezzo non è la mia passione, ma la cosa risulta comunque decisamente spassosa, complici le spettacolari vedute dell’isola e il bravissimo autista/guida che tra una battuta e una spiegazione, trova il tempo di raccontare leggende di cavalieri senza testa e addirittura cantare in gaelico, mentre schiva macchine e altri autobus su una one-track-road. Mitico!

    Da lì, una lancia dovrebbe portarci su Staffa, santuario naturalistico e celebre per le sue caverne e scalinate di basalto… ma più ci avviciniamo all’isola e più il mare si ingrossa… non piove ma si balla parecchio, tanto che attraccare diventa impossibile. Per quanto il capitano faccia del suo meglio, riusciamo solo vedere qualche foca e gli scenari dal mare, prima di filare precipitosamente in porto a Iona… nel frattempo infatti il mare si è fatto cattivo, e la barchetta zompa e gira tale e quale a un ottovolante, con l’aggiunta di schizzi di acqua salata. Insomma divertentissimo. πŸ™‚

    La piccola Iona, nonostante il vento e il cielo grigio, si conferma come una delle più suggestive tra le isole scozzesi, quindi raffica di foto (fortunatamente la Pentax sembra aver retto l’acqua salata) all’abbazia e a tutto il resto, impinzata di cozze locali, e percorso a ritroso traghetto-autobus-traghetto  per tornare alla base. Cena a fish & chips per restare in tema marinaro. πŸ™‚

    Km: 0 (con la moto)

    Foche tra Iona e Staffa
    Staffa dal mare
    Le famose gradinate di basalto di Staffa
    Iona: le rovine del monastero
    Iona: la croce di st. Martin.
    Iona: il chiostro dell’abbazia

  • Giorno 12: Fort William – Oban

    Sveglia. Cielo plumbeo, pioggia e raffiche di vento.
    Eppure l’idea sembrava buona… dal momento che mi resta un giorno prima del tour delle 3 isole (prenotato) che parte da Oban, usare la trasferta da Fort William a Oban “allungando” per due celebri siti paesaggistici: Glencoe e il parco del complesso dei Trossachs.

    Sembrava, appunto, una buona idea, e parto comunque per il giro… ma oggi il meteo decisamente non collabora. Gli spazi immensi di Glencoe si perdono nella nebbia, pur restando comunque molto suggestivi. Una grande occasione per gli amanti della fotografia low-key, che non è decisamente il mio pane.

    Salendo sulle montagne, la pioggia rinforza, il vento pure, la temperature in compenso crolla… non è un gran bell’andare. Riesco comunque a scattare qualche foto alle cascate di Falloch, ma c’è fango dappertutto e, legato nei movimenti dalla tuta antipioggia, e con stivaletti non certo da trekking, devo metterci tutta l’attenzione per non diventare parte della cascata stessa. πŸ™‚

    Il rientro verso Oban non è molto meglio… mi fermo per un the caldo lungo la strada, ma è inutile aspettare che spiova, quindi avanti sotto l’acqua… ed è un peccato perché la strada sarebbe molto divertente, e per quel poco che se ne vede, piena di scorci meravigliosi. Provo quindi qua e là qualche scatto, ma alla chiesa di St. Conan, mi accorgo che anche la macchina fotografica si è infradiciata a forza di venir usata sotto la pioggia.

    Arrivo a Oban, doccia calda, e il mondo sembra subito migliore. Il resto, domani.

    Km: 213

    Glencoe in mezzo alla nebbia
    Cascate a Glencoe
    Il lago dalle finestre di St.Conan

  • Giorno 11: Portree – Fort William

    Sorprendentemente, e contro tutte le previsioni, al mattino c’è finalmente il sole. O meglio… il sole esce a sprazzi tra una nuvola e l’altra che corrono velocissime nel cielo e ogni tanto mollano qualche scroscio: il più classico tempo scozzese, che dura per tutta la giornata.

    Ancora qualche foto alla baia di Portree e posso finalmente girare la moto verso Trotternish, la parte nord di Skye, incoraggiato dal tempo quasi buono… il “quasi” è in agguato comunque, e in mezzo all’ascesa verso l’”Old Man of Storr” il tipico acquazzone passeggero mi inzuppa da capo a piedi. Poco male comunque… tra sole e vento ci si asciuga altrettanto velocemente, eppoi la veduta che si gode da lassù fa passare tutto in secondo piano.

    La bellezza selvaggia di questi posti non si uò facilmente raccontare… e nemmeno fotografare, nonostante i numerosi tentativi. Dopo un po’ smetto di provarci e mi godo semplicemente la strada.

    Sì, perché è davvero la strada la vera meraviglia… ogni poche curve si aprono scenari da paura, falesie a strapiombo sul mare, cascate che finiscono direttamente nell’oceano, villaggi di pastori e pescatori aggrappati tra le colline verdi e il mare. Anche la parte da Uig a Carbost, che avevo già fatto ieri, col sole mostra una bellezza del tutto diversa. Viene la tentazione di rifare il giro o fermarsi ancora per qualche ostrica. πŸ™‚

    Invece, è tempo di puntare altrove; rifaccio la strada per uscire da Skye, e imbocco quella per Fort William… anche qui la strada è divertente e a misura di moto, e i panorami non sarebbero male, ma sono molto più familiari: costoni rocciosi, boschi di conifere, e qualche laghetto… sembrano le alpi.

    Arrivo a Fort William in serata, ma la giornata è stata faticosa… cena con Haggis e bisteccone, e a nanna.

    Km: 254

    The Old Man of Storr
    Cascata direttamente nell’oceano
    Uno scozzese a caso

  • Giorno 10: Loch Duich – Portree (Skye)

    Sveglia e altra “full scottish breakfast” per cominciare bene… la giornata, sorprendentemente, pare asciutta, anche se il cielo plumbeo non promette niente di buono. Saluto la gentilissima signora del B&B e mi avvio verso l’isola di Skye, meta di oggi. Ma prima, almeno dall’esterno, approfitto della luce decente per qualche scatto al castello Eilean Donan sull’insenatura di Duich.

    Arrivati sull’isola dal ponte, non si ha immediatamente alcuna impressione che cambi qualcosa, ma appena ci si addentra di qualche miglio, si rivelano gli scenari che hanno reso famosa quest’isola: brughiere che toccano il mare e si innalzano in picchi invisibili sopra le nuvole basse e paesini di cottage grigi e bianchi aggrappati alle scogliere.

    Purtroppo, appena il tempo di addentrarsi, e la situazione meteo precipita. Ora piove che dio la manda, ma soprattutto si alza il vento… mi viene in mente Matteo quando diceva “in Scozia fa bel tempo quando piove quasi dritto”. Beh, ora piove quasi orizzontale… di foto non se ne parla proprio, e anche viaggiare diventa impegnativo.

    Trovo fortunatamente rifugio alla distilleria Talisker, dove prenoto la visita guidata. Nel mentre, decido di mangiare un boccone, e trovo una genialata che solo a un britannico poteva venire in mente: l’”Oyster Shed” (che Chiara mi aveva raccomandato). Praticamente è una pescheria… che però consente di mangiare sul posto i prodotti (locali) appena comprati, dopo averli eventualmente consegnati al loro cuoco per la cottura. Spendo una cifra indicibile in ripetute portate di ostriche scozzesi, e un pensiero va al nonno, che ne sarebbe andato matto. Non resta che “finirle” con un Talisker invecchiato 10 anni, degustato alla fine del tour guidato.

    Riparto rinfrancato nonostante il tempo sia perfino peggiore di prima e punto verso la parte nord dell’isola, la più selvaggia… ma non c’è verso di raggiungerla. Piove a secchiate e le raffiche dall’oceano sferzano la strada con una forza tale da far rimpiangere la bora nostrana; quando diventa un’impresa anche solo tenere la moto dritta, decido di rientrare verso l’unico vero centro abitato: Portree.

    Neanche a farlo apposta, appena trovato alloggio in un simpaticissimo ostello e messa via la moto, il tempo cambia repentinamente ed esce il sole… non resta che fotografare la baia, scoprire che l’”Oyster Shed” ha una sede anche qui e concludere la serata con un’altra dose di ostriche e una chiacchierata con i tanti studenti cinesi che affollano l’ostello.

    Km: 163 (i peggiori  finora)

    Il castello Eilean Donan

    La baia di Portree

    Portree

  • Giorno 9: Braemar – Loch Duich

    Il tempo al mattino pare piuttosto cupo… mi tiro su comunque con un’altra “full scottish breakfast” (ci sto prendendo gusto πŸ˜‰ ) e parto all’esplorazione dei dintorni. La meta più celebre sarebbe il castello di Balmoral, residenza estiva della Regina, solo che, appunto, essendo estate, è regalmente abitato, quindi non si può visitare. Saluto la buona vecchia zia Elisabetta da lontano, mi rifaccio fotografando un altro paio di castelli, ponti e ruderi e mi immetto nuovamente nella Old Military Road.

    La seconda parte non è meno mozzafiato della prima percorsa ieri, anzi, senza nebbia e con qualche raggio di sole qua e là a infiammare di colore le infinite distese di erica, è uno spettacolo ancora più straordinario. La strada poi, pare un’ottovolante, e ora che è asciutta posso ogni tanto scatenare la Versys su curve e tornantini.

    Ma il vero protagonista è il senso indescrivibile di spazi enormi e senza confini che si prova dalle cime delle colline che emergono dall’immensa, infinita brughiera… mi fermo ogni tanto a provare qualche foto che renda l’idea, ma invano. Alla fine, mi limito a godermi il silenzio e lo spazio.

    Quando esco dalla Old Military Road, pare di uscire da un sogno… ma ci sono ancora miglia da macinare, quindi, passando a volo radente su Inverness, finisco sulla strada che costeggia il Loch Ness. Altra strada strepitosa, tutta sul lungolago sotto un sole finalmente deciso… mi fermo solo per le (immancabili) foto e una visita al castello di Urquhart, mentre il vento polverizza l’acqua del lago creando arcobaleni ovunque. Pazzesco.

    Deviazione finale verso l’isola di Skye… e terza strada incredibile della giornata! Tutta curve e saliscendi in mezzo a colline verdissime e agli antichi campi di battaglia di Glen Sheil, e ancora spazi immensi, e silenzi rotti solo dal rombo della Versys, che trova pane per i suoi denti su queste meravigliose highlands.

    A una giornata così, poteva mancare solo il mare… quindi mi trovo un confortevolissimo Bed and Breakfast proprio sulla riva… e per oggi può bastare così.

    Km: 235. Di gran lunga i più belli finora.

    Il vecchio ponte di Braemar
    Spazi infiniti I
    Spazi infiniti II
    Rovine di Urquhart: arcobaleno sul Loch Ness
    Luce sulle highlands

  • Giorno 8: Edimburgo – Braemar

    La giornata si preannuncia piovosa, quindi per darmi la carica oso una “full scottish breakfast”. Un’esperienza (o una sfida, fate voi), che comprende:
    – Tortino di patate
    – Uovo (nel mio caso, fritto)
    – Bacon
    – Fagioli al sugo
    – Salsicce (notare il plurale)
    – Pomodori
    – Pane tostato
    – … e ovviamente Haggis!
    Hanno il coraggio di chiedermi se ci voglio anche del porridge. Declino cortesemente. πŸ™‚

    Purtroppo le previsioni ci azzeccano, e anzi non rendono l’idea. Piove forte e continuamente… punto comunque verso le highlands con l’intenzione di fare la “old military road” verso Inverness, ma anche se la Versys se la cava benissimo sul bagnato, sulle stradine sconnesse tocca guardare bene dove si va. E infatti sbaglio strada due volte πŸ™‚ e quando rientro sul percorso finisco praticamente  dentro la distilleria Edradour, la più piccola e tradizionale delle distillerie scozzesi. Distilleria = visita + degustazione + posto caldo e asciutto. Come posso rifiutare? πŸ™‚

    Riparto decisamente più pimpante, salto il pranzo (tanto non mi ci starebbe nemmeno un grissino!) e affronto una delle strade più impegnative del mondo (la “old military road”) nelle peggiore condizioni meteo possibili (pioggia, vento e nebbia). Straordinariamente divertente e dai panorami impressionanti nonostante il tempo, però decisamente faticosa. Dopo aver comunque provato qualche foto sotto l’acqua, mi fermo a metà strada, Braemar, dove trovo un ottimo B&B e un ristorante consigliatissimo (grazie mille Vanni πŸ˜‰ ) per concludere in gloria la giornata.

    Km: 187

    Il vero tesoro di Scozia
    Scozia
    Il silenzio della brughiera

  • Giorno 7: Edimburgo

    Decido di fermarmi un altro giorno in città, sia perché effettivamente merita, sia perché è il caso di approfittarne per un salto a una lavanderia a gettone e per ultimi acquisti. E pure, a dire il vero, perché le previsioni meteo sconsigliano di mettersi in viaggio oggi.

    E infatti, sin dalla mattina, al posto del classico cielo in perenne movimento, c’è un acquazzone pressoché ininterrotto. Poco male, sbrigate le commissioni e indossato il poncho impermeabile (mi ferma più d’uno a chiedermi dove l’ho comprato… mah!) mi ributto nella città vecchia.

    Purtroppo il tempo è davvero inclemente, e tutte le foto ritraggono soggetti più o meno grigi, nebbiosi, e infradiciati… e dopo un po’ si infradicia pure la Pentax, quindi desisto. Dopo un ultimo giro di monumenti e qualche souvenir nei negozietti tipici (tra cui un kilt quasi plausibilmente originale, trovato in un mercato delle pulci), rientro in hotel… domani si parte per le highlands, e meglio farlo riposati.

    Km: 0

    Scott. Sembra fradicio pure lui
    Qui mi sa che mi fermo…
    Non Γ¨ la brughiera, siamo in cittΓ 

  • Giorno 6: Edimburgo

    Per oggi svesto i panni del motociclista e indosso quelli del turista… biglietto giornaliero dell’autobus per tutta la città, Pentax in spalla e si va a visitare il centro di Edimburgo.

    Sarà il fine settimana d’Agosto, sarà che in città ci sono grosse manifestazioni in programma, comunque Edimburgo dà l’immediata immagine di una città vivissima, piena di gente, di vita e di colori. La cosa, stranamente, non stride con l’architettura severa, tutta di pietra scura, della città vecchia; anzi guadagna in fascino e tipicità, ed è un piacere vagare tra le file di pub, negozi di cashmere e tweed, spettacoli di strada… e scattare gazillioni di foto a tutto.

    Momenti clou della giornata:
    – immancabile visita al castello/roccaforte.
    – degustazione di 4 single malt con 4 formaggi tipici allo “Scotch Whisky Experience”
    – visita al negozio ufficiale di merchandising di Harry Potter (mannaggia, la spada di Grifondoro non mi sta nel bauletto!)
    – cena tipica delle isole del nord, a base di cozze, vongole e ostriche

    Domani il tempo è previsto pessimo per mettersi in viaggio… quasi quasi mi fermo un altro giorno.

    Km: 0

    Dove potremmo mai essere… ?
    Una cittΓ  vivace
    Sir William Wallace in persona

  • Giorno 5: Hull – Edimburgo

    Al mattino, tutto gira per il verso giusto. La nave ha ballato un po’ col mare grosso ma a me non da fastidio, e anzi, tra l’ora di sonno guadagnata col fuso orario, e la giornata finalmente limpida e fresca, l’umore è decisamente alto.

    Decido quindi di snobbare l’autostrada e puntare su Edimburgo passando da Scarborough e tagliando quindi in mezzo al parco naturale North York Moor… scelta felicissima, sia per le strade guidabilissime tra le brughiere e il mare, sia per le occasioni di fotografare i meravigliosi paesaggi dei dintorni. Qualche scroscio della tipica pioggerella inglese non disturba, anzi.

    All’altezza di Sunderland, comincia a però a piovere più forte, fino a diventare una specie di diluvio; scelgo ancora la strada normale per Coldstream, ma quando attraverso il confine scozzese devo stare più attento alle enormi pozzanghere (segno che la pioggia di oggi è abbondante pure per le abitudini scozzesi!) che al paesaggio… che pure durante le occasionali schiarite è veramente mozzafiato.

    Quando arrivo a Edimburgo tutto ciò che, sulla moto, non è impermeabile è ormai zuppo. Poco male: doccia calda in hotel, cena a base di salmone scozzese, e un bel single malt invecchiato 16 anni per tirarsi su… e chissenefrega della pioggia! πŸ™‚

    Km: 388

    La campagna dello Yorkshire

    Brughiera

    Yuppi, ci siamo!

  • Giorno 4: Mechelen – Zeebrugge

    Per un curioso caso del destino, quest’anno in Belgio riesco a incontrare ben due compagnie diverse di amici in viaggio. Salutati Morghi, Grego e Piccia, non prima di una colazione pantagruelica, ecco infatti arrivare all’”Het Anker” Marco e Chiara, con Ayla a seguito.

    Ne approfittiamo per una passeggiata per il centro di Mechelen; purtroppo il meteo, che butta decisamente al brutto, non lascia alle foto che poche occasioni in un’orrenda luce grigiastra. Poco male, ci rifacciamo con un buon pranzetto all’”Het Anker”, e poi purtroppo è già ora di lasciarsi e ripartire, verso il porto di Zeebrugge.

    Nel tragitto, si scatena il diluvio annunciato dalle previsioni, cosicché mi faccio tutta la strada e l’intera procedura di imbarco sotto la pioggia battente. Nonostante la benedetta tuta antipioggia tenga, una volta sulla nave mi tocca comunque appendere ad asciugare  più di qualche pezzo dell’attrezzatura. Poco male comunque, la cuccetta è comoda e la “Pride of York” non sembra temere il maltempo, anche con il mare forza quattro. Domattina in Inghilterra… non vedo l’ora.

    (probabilmente questo post verrà pubblicato solo all’arrivo: niente connessione in mezzo al mare πŸ™‚ )

    Km: 125 (e gli altri se li smazza il traghetto. πŸ™‚ )

    Quando si dice bel tempo

  • Giorno 3: Valkenswaard – Mechelen (La Trappe, Achel)

    Per fortuna la pioggia della nottata porta temperature decisamente più fresche. Da Eindhoven punto verso le abbazie trappiste in zona olandese… scartata Zundert (che è più a nord), restano Koeningshoven (La Trappe) e Achel sul confine belga.

    La Trappe è un marchio piuttosto commerciale, da cui quindi mi aspetto, come Chimay, un’abbazia molto “turistica” e aperta. L’edificio principale, che ricorda quello di Westmalle, è isolato e impossibile da visitare o fotografare, ma in compenso il birrificio consente delle visite guidate, che purtroppo non partono agli orari giusti. Poco male, ci si consola allo spaccio con una Isid’or e una sorprendente bock ad accompagnare degli ottimi formaggi e un po’ di shopping alla bottega trappista.

    Sulla strada per Achel, convinco il navigatore a farmi passare per qualche stradina di campagna, e capito su uno dei più bei mulini a vento dei dintorni. Per colmo di fortuna, c’è uno dei restauratori che ci lavora, e accetta di farmi visitare l’interno, e di spiegarmi tutti i meccanismi. Passo un paio d’ore sparando foto a ogni singolo ingranaggio, tanto Achel l’ho già visitata e mi manca solo un assaggio allo spaccio (comunque eccezionale la loro Blonde).

    Autostrada verso Mechelen perché già gli amici (Morghi, Grego e Piccia) mi aspettano per la cena, e abbondante dopocena a birre Carolus. La serata si conclude con una briscola con le carte da ramino, giocata nella lounge dell’Het Anker. Epica! πŸ™‚

    Km: 205

    Lo spaccio della Trappe nel parco del monastero
    Il mulino a vento “Jacobus”